giovedì 26 marzo 2015

Il buon padre di famiglia

Riprendo il blog dopo mesi di assenza. Rientrando mi sono accorto di quanti articoli in bozza avevo iniziato a scrivere e mi è venuto un po' di sconforto al pensiero di non riuscire a trovare neanche dieci minuti ogni tanto da dedicare a qualche riflessione, pur trattandosi di riflessioni senza eccessive pretese.

In ogni caso, lo spunto per riprendere il blog è stato chiaramente il gran parlare che si sta facendo in questi giorni della procedura di gara CONSIP SIGAE 4 e delle conseguenze devastanti che potrebbe avere sulle aziende che si dovessero convenzionare. Io, pur condividendo i timori e le paure di chi ha effettuato analisi in modo molto più scientifico di quanto potrò mai fare io, sono arrivato al punto di opporre un dignitoso silenzio a tutta questa storia. Sto avendo l'impressione che, come spesso accade in Italia, si stia cercando di chiudere la stalla quando i buoi non solo sono scappati, ma sono già diventati bistecche.


C'è stato il tempo per le discussioni tecniche: questa procedura non è stata certo tra le più veloci che la Pubblica Amministrazione possa vantare e si potevano fare tante cose. Contestare adesso il modello mi sembra un po' tardivo: per fare dei rilievi ad un capitolato c'è tempo fino al termine della presentazione delle offerte. Succede spesso, quando mi trovo come rappresentante di una commissione giudicatrice alla lettura dei verbali di una gara, che alcune ditte contestino il capitolato in quella sede e io puntualmente mi ritrovo a rispondere: "Senta, questa è la sede sbagliata per contestare il capitolato, ha avuto tempo fino alla presentazione dell'offerta e non l'ha fatto. In più partecipando alla gara ha implicitamente accettato le condizioni del capitolato. Quindi, se ora ha qualcosa da dire sull'operato della commissione giudicatrice, sono qui ad ascoltarla. Se vuole ancora ribadire che il capitolato è stato scritto male, è fuori tempo massimo". Ed è proprio quello che sta succedendo adesso. Sentirsi mettere in guardia solo ora da più direzioni e da più "attori", persino da chi ha partecipato a questa stessa procedura, seppur con ribassi inferiori, è onestamente antipatico (resto sobrio). E poi non serve a niente. Lo ripeto, il tempo delle discussioni "tecniche" è finito. Adesso, chi vuole fare qualcosa di serio, dia uno strumento serio e potente nelle mani di quei direttori generali e di quei provveditori che vogliano ascoltare i propri servizi di ingegneria clinica e diffidare da questa procedura, senza che si ritrovino contro la Corte dei Conti, l'ANAC, la CONSIP, le centrali di acquisto, ecc. Altrimenti si taccia.

Fatta questa premessa, che è più uno sfogo, ho l'occasione per lanciare una discussione su un principio del quale discutevo con un amico qualche giorno fa proprio qui nel mio ufficio. Io non sono un legislatore e non sarei in grado di farlo neanche volendo, ma credo che ognuno di noi possa gettare dei semi, che magari nelle mani giuste domani potranno diventare sequoie.
Oggi, come tutti sappiamo, abbiamo due procedure, nella fornitura di lavori, beni e servizi. La procedura al prezzo più basso (art. 82 della 163/06 "Criterio del prezzo più basso") e procedura prezzo/qualità (art.83 "Criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa"). Ora, siamo sicuri che questi due criteri siano completamente esaustivi delle necessità della Pubblica Amministrazione?
Spesso e volentieri, si abusa dell'analogia tra l'amministratore dei soldi pubblici e il "buon padre di famiglia". Tanto abusata questa analogia, che ormai ci è venuta a noia. Aldilà del razionale sicuramente corretto che indica come l'amministratore pubblico dovrebbe usare la giusta combinazione di mente e cuore nello spendere i soldi che ha a disposizione, questa analogia non è di fatto mai applicabile. Ad esempio, l'ultima cosa che fa il buon padre di famiglia quando deve affrontare un acquisto è una gara pubblica. Ma giusto per dirne una, la più evidente. Inoltre l'espressione non mi è mai stata particolarmente simpatica perché porta con sé un retaggio sessista, come se in famiglia fosse solo il padre ad avere il potere di spesa del budget familiare. Ma, per amore della discussione fine a se stessa, vediamo se possiamo trovare qualche spunto di riflessione in questa analogia: vediamo come i "buoni genitori di famiglia" affrontano l'acquisto del nuovo televisore, del nuovo PC, del nuovo frigorifero o della nuova automobile.
La prima cosa che stabiliscono è il budget. O meglio, la prima cosa che stabiliscono è l'appropriatezza dell'acquisto. Ci serve una nuova auto? Una volta stabilito che è necessaria una nuova auto e una volta deciso quale segmento di auto acquistare (una piccola city car, una comoda utilitaria, una classica berlina, una spaziosa station wagon, un inutile cross-over/suv, una sfarzosa ammiraglia, ecc.) si fanno i conti e si mette sul tavolo quanto si è disposti a spendere per questo nuovo acquisto. Ora, proiettiamoci per un attimo alla fine della trafila: se i nostri signori Esposito o Brambilla avevano stabilito di voler spendere 13.000 euro per la nuova auto, quanto immaginiamo avranno speso effettivamente? Beh, mi vesto da indovino, ma credo che alla fine si saranno ritrovati a spendere circa 13.000 euro. Sbaglio?
Qual era infatti l'obiettivo che si erano posti all'inizio dell'avventura? Non certo di mettere sul tavolo 13.000 euro per un'auto e poi comprarne una con caratteristiche molto diverse (addirittura inferiori) da quelle che avevano in mente per 9.000 euro. No. L'obiettivo che si erano posti era probabilmente quello di spendere circa 13.000 euro per acquistare l'auto della migliore qualità possibile per quell'importo.



Tornando quindi alle procedure di acquisto nella Pubblica Amministrazione, se volessimo crearne una che si avvicini a quello che davvero fa una famiglia responsabile, dovremmo crearne una con un "criterio di aggiudicazione alla qualità più alta". E' una provocazione, la mia, chiaramente, ma immaginiamo una gara in cui il costo del bene e/o del servizio sia fissato dall'amministrazione e sia quello, punto e basta. Niente buste economiche. Niente sorprese, niente offerte anomale o insostenibili. A quel punto la battaglia la si fa sulle caratteristiche di qualità che i vari fornitori inseriranno nelle loro offerte tecniche. Ti do il climatizzatore automatico. Io ti do il navigatore integrato anche con le mappe del Madagascar. Io ti do il servizio di recupero auto in panne anche sulla Luna. E così via. Si riuscirebbe forse ad ottenere quello che ci si proponeva all'inizio. Acquistare l'auto con la qualità più alta, per la cifra che ci si aspettava di spendere.

E' un'idea, così, gettata giusto per creare le ondine nello stagno (ché l'acqua troppo cheta, alla fine finisce sempre per puzzare un po').

2 commenti:

  1. Benché condivida la problematica da te posta, non sono propriamente d'accordo con questo tuo ultimo intervento, fondamentalmente per due aspetti.
    Il primo consiste nell'errore da te imputato alle società di servizi nell'aver partecipato ad una gara giudicata a posteriori palesemente inadeguata. Al riguardo se posso 'moralmente' comprendere la tua posizione, ritengo irrealistico che le anzidette società, che alle meglio hanno fatturati fra i 40 e i 70 milioni di euro, potessero rifiutare di partecipare ad una gara nazionale da 120 milioni di euro. Sarebbe stato un suicidio in partenza, benché forse nessuna delle suddette società immaginasse un esito così disastroso.
    Il secondo aspetto è relativo alla tua idea di gara, in quanto ritengo che si limiterebbe esclusivamente a spostare la problematica dal costo alla qualità, ma richiederebbe comunque delle strategie per evitare che le aziende concorrenti pur di accaparrarsi l’appalto finiscano per promettere di ‘regalare la luna’ al prezzo prestabilito.
    Ciò detto arrivo alle mie controdeduzioni che, credo, almeno in parte condividerai. Relativamente al primo aspetto, sopra descritto, pur ritenendo inapplicabile nei fatti la tua idea, non posso che evidenziare che essa chiarisca quanto ‘immaturo’ sia il nostro settore. È assurdo che in un settore ove operino così pochi competitor di livello nazionale si sia giunti ad un tale abbattimento dei costi, quando generalmente settori similari si sono sostanzialmente auto controllati nel tempo ed hanno raggiunto una loro maturità in termini di divisione di mercato e definizione dei costi. Tale immaturità si riflette anche nell’assenza di una associazione di categoria che, a mio avviso, non può essere od almeno non può essere esclusivamente la AIIC che è un’associazione di professionisti e non di società di servizi e, comunque, per sua natura più volta alla parte ‘ospedaliera’, come è anche normale che sia. Ad oggi, e lo dico da interno, siamo lontani anni luce da poter parlare di un mercato dell’ingegneria clinica strutturato e competitivo, essendo lo stesso composto da tante medio-piccole società distanti da logiche realmente industriali.
    Relativamente al secondo aspetto, dal mio modesto punto di vista, ritengo che gli strumenti legislativi per fare delle gare corrette ci siano già tutti, mancano tuttavia le professionalità che a ciò occorrono e che dovrebbe essere coltivate nel tempo dalle stesse istituzioni che quelle gare devono indire. Nella fattispecie, ritengo che una adeguata individuazione degli indici di qualità delle offerte tecniche ed una seria analisi dei costi delle offerte economiche possano essere più che sufficienti per una gara come quella in esame. Solo come esempio faccio presente che chiunque abbia lavorato seriamente nel settore dell’ingegneria clinica sa che molti dei parametri qualitativi individuati dalla gara in oggetto non hanno alcuna applicabilità in termini di loro valutabilità da parte dei committenti ad appalto in essere (penso ad es. alla variazione di 2 o 3 punti percentuali nella determinazione del tempo di intervento). Quanto fermo restando che, a mio avviso, ci sarebbero potuti essere mille modi differenti di impostazione del capitolato tecnico forse più congeniali ad adattarsi alle diverse realtà a cui la gara si rivolge. Purtroppo, anche la forse erronea impostazione di gara e/o valutazione delle offerte è un segno della grossa immaturità del nostro settore e delle professionalità che vi concorrono. Non voglio in questo puntare l’indice su singoli soggetti, essendo chiaro che in un mercato immaturo sia difficile trovare competenze mature e ben riconosciute sotto il profilo professionale e retributivo.
    Scusa il lungo sfogo, ma sono molto amareggiato e non tanto dalla questione in sé, ma dal rendermi conto di come ancora una volta stiamo tutti lavorando in un regime di mediocrità.
    Un abbraccio,
    Tommaso.

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    1. Tommy, come sempre grazie per i tuoi preziosi contributi. So benissimo quanto hai studiato tutta la situazione ma continuo a non vedere in maniera netta buoni e cattivi in questa storia. Dove arrivava la sottile linea rossa della sostenibilità? Dovresti sapere bene che anche con SIGAE 3 (che aveva un'impostazione diversa), spesso, si navigava sul margine zero. Si poteva andare oltre SIGAE 3? Capisco perfettamente il ragionamento per il quale non partecipare sarebbe stato un suicidio, ma questa gara non la si doveva proprio far bandire.
      Più che discutere degli aspetti tecnici della procedura, dove so di perdere contro di te di parecchi punti, preferisco sostenere delle linee di pensiero più generali. Continuo a ribadire, ad esempio, un principio di base secondo il quale centralizzare una gara per un servizio (la manutenzione, come la pulizia o il lavanolo o anche il vitto) è un'impresa molto ardua, sia che si tratti di area vasta, che di regione o di consip. Non dico che sia impossibile, ma credo che richieda uno studio così approfondito e una raccolta di dati così minuziosa, che tutto sommato vale la pena di lasciare le aziende libere di procedere in autonomia. Torniamo alla solita domanda che ci facciamo spesso durante i nostri incontri: "Può un'azienda ospedaliera, concentrata in un unico edificio o al massimo in pochi ospedali o in una cittadella, che eroga soprattutto assistenza all'acuto, che ha meno apparecchiature, ma spesso tecnologicamente molto più avanzate, avere le stesse esigenze di una azienda sanitaria territoriale sparsa su una superficie di 4.918 kmq?". Questa abnorme differenza non permette, per definizione, di poter scrivere un capitolato fatto bene. Tornando al mio esempio sull'automobile della famiglia responsabile, immagina qualcuno che scriva in un capitolato: "L'auto dovrà essere molto comoda, spaziosa dentro e poco ingombrante fuori, potente, dovrà consumare poco, con il navigatore, lo stereo, i cerchi in fibra di carbonio, gli interni in radica, le poltrone in pelle, dovrà permettere di muoversi agevolmente in città, dovrà permettere di fare lunghi viaggi in pieno comfort, dovrà avere delle prestazioni da competizione in pista, base d'asta 8 mila euro". Cosa potrà mai uscire da un capitolato del genere? Ammesso che qualcuno si aggiudichi questa gara, probabilmente la famiglia di cui sopra non avrà nulla di quello che ha chiesto e si ritroverà tutti i competitor sconfitti (dei quali nessuno avrebbe cmq avuto l'auto giusta) a dirle: "Fate attenzione, che quest'auto vi darà tantissimi problemi".
      Può darsi che gli strumenti legislativi ci siano (a me continua a piacere molto l'idea di una gara alla qualità più alta), ma non credo che si stiano usando al meglio. Come ho detto recentemente in uno dei nostri incontri, nel quale non ricordo se eri presente, qual è l'obiettivo che si vuole ottenere? Il risparmio puro e semplice? E allora l'abbiamo raggiunto. Infatti, più che la mancanza di competenza da parte dei tecnici coinvolti nella preparazione e nell'espletamento di queste procedure, io vedo l'assenza di chiarezza nei reali obiettivi a lungo termine. Giusto per gettare un altro semino, ho un altro post in bozza, che appena ho tempo sviluppo, sul fatto che noi ingegneri clinici continuiamo a portare ovunque la percentuale della manutenzione sul valore di rinnovo del parco come IL valore. Una sorta di dogma che riveli in maniera assolutamente indicativa ed esaustiva la qualità del nostro operato. E, a furia di piazzare nelle nostre presentazioni i trend di come, grazie ad un buon lavoro dei SIC, questa percentuale si può abbassare sempre di più, alla fine qualcuno ci è venuto a dire che questa percentuale può essere dello 0,01%, mettendo una bella pietra tombale sulla discussione. E a noi non è rimasto altro che dire che è impossibile, insostenibile, irrealizzabile, senza peraltro far chiarezza su dove stia però esattamente la percentuale possibile, sostenibile, realizzabile.

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